Mi chiamo Valeria,

e da sempre convivo con una sana ossessione per le immagini.

I miei primi anni di vita li ho trascorsi in un laboratorio fotografico, quello di mio padre, ho frequentato il Liceo Artistico, studiato Storia dell’Arte e poi Fotografia. Sono convinta che la vera bellezza risieda negli attimi autentici, nella semplicità e nella naturalezza dei piccoli gesti: che poi è tutto ciò che desidero fotografare, seguendo il flusso naturale del tempo, senza forzature o obblighi.

Il mio lato sentimentale e nostalgico mi ha aiutato a sviluppare una certa sensibilità per quella che è la forma del ricordo, cioè l’impronta di un frammento di vita, conservata nella coscienza e rievocata alla mente dalla memoria.

Attraverso i miei occhi voglio raccontare storie, le tue, di sentimenti ed emozioni ogni volta diverse e diventare così “custode dei tuoi ricordi”.

Il manifesto

Credo nella celebrazione di
una fotografia semplice, naturale e spontanea:
il mio modo di vedere il mondo.

Credo nella riscoperta delle cose fatte a mano,
che richiedono silenzio, lentezza e bellezza dell’imperfezione.

Credo nella potenza del ritratto come forma di comunicazione,
come strumento per rivelarsi a sé stessi e al mondo.

Credo nella fotografia di qualità, nella personalizzazione dei servizi
al di là delle logiche di mercato.

MYRTO, come la pianta da cui prendo ispirazione,
è simbolo di gioia, di vita e amore:
i momenti speciali della tua vita a cui, io e la mia fotografia,
vogliamo prender parte.

Perchè Myrto

Ho avvertito che MYRTO poteva essere la mia parola e ho iniziato a documentarmi sulla sua simbologia. E sono rimasta piacevolmente sorpresa del nesso che ci fosse con il mio progetto di fotografia di matrimonio! E ho così scoperto che, in passato, i rametti di mirto – pianta sacra a Venere – venivano utilizzati per incoronare gli sposi durante il banchetto nuziale come augurio di una vita ricca di affetto. Si tratta proprio di una coincidenza fortuita, perché non lo sapevo prima di aver fatto qualche ricerca! L’idea è nata in una notte d’estate: ero in cerca di qualcosa che rappresentasse in modo simbolico il mio modo di essere, di interpretare la fotografia e che fosse legato alla natura. Ho pensato a diversi nomi di piante e alla fine, lei – non so ancora bene come – mi ha raggiunto. La mia immaginazione mi ha portato in un luogo. Mi sono vista seduta su una scogliera, circondata da piante spontanee ma al contempo resistenti e capaci di dare frutti, nonostante le condizioni avverse dei terreni poco fertili su cui sono spuntate. Il profumo aspro di piante benedette dalla salsedine. Io mi sento così. Un arbusto di mirto in balia del vento: sia in quelle giornate estive dove il maestrale scolpisce il volto e sia in quelle giornate d’inverno dove la schiuma di salsedine raggiunge il cielo e si confonde con lui.

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